Il Partigiano Dartagnan       

 

 


 

 

 

 

 

Il Partigiano Dartagnan

Capitolo primo

Capitolo Secondo

Capitolo Terzo

Capitolo Quarto

Famiglia Cotti

 

Il Governo Badoglio

A capo del governo fu messo dal re Pietro Badoglio, il quale, assumendo l'incarico, emanò un proclama rivolto agli Italiani, proclama che fece cadere le illusioni a chi aspirava alla pace.

Del resto anche Pietro Badoglio e il re erano responsabili come Mussolini della situazione venutasi a creare, insomma uno valeva l'altro.

 

Queste le parole del proclama:

     Badoglio
"Italiani,
per ordine di Sua Maestà il re e imperatore assumo il governo militare del paese con pieni poteri.
 
La guerra continua, l'Italia duramente colpita nelle sue province invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alle sue millenarie tradizioni.
Si serrino le file attorno a Sua maestà il re e imperatore, immagine vivente della patria, esempio a tutti.
(Quale esempio?)

La consegna ricevuta è chiara e precisa: sarà scrupolosamente eseguita e chiunque si illuda di poterne intralciare il normale svolgimento o tenti di turbare
l'ordine pubblico, sarà inesorabilmente colpito.

Viva l'Italia, Viva il re.

Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio"

Era quindi il crollo del fascismo, ma quali sarebbero state le reazioni dei vari battaglioni Mussolini, delle varie brigate esistenti in Italia?
Nei pressi di Roma vi era una brigata corazzata di camicie nere, dotate dei più potenti carri armati tedeschi, come avrebbero reagito?
Fuori Porta Portese vi era accampato un battaglione di camicie nere, ebbene in poche ore tutti sparirono e chi non si dileguò, si affrettò per avere contatti con i nuovi piloti della barca, la quale ormai era affondata.

Soltanto i lavoratori, le casalinghe, la gente comune presero delle iniziative.

In molte parti d'Italia vi furono manifestazioni per la pace e siccome il governo Badoglio, succeduto a quello Mussolini, aveva confermato che la guerra continuava, molte di queste manifestazioni vennero represse nel sangue.
Diversi furono gli ammazzati di quel periodo.

 
Caduto il fascismo c'era chi continuava pressochè nello stesso modo.

L'otto settembre si parlò di pace, ma chi la firmò, subito dopo scappò, lasciando senza direttive militari e civili.

   Graziani

Proclama di Badoglio: 8 settembre 1943

Gli Italiani appresero della richiesta di armistizio avanzata dal governo italiano la sera dell'8 settembre 1943 dal comunicato radio delle ore 19,42, ascoltando il messaggio del capo del governo Pietro Badoglio che così chiariva:

«Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al gen. Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze armate italiane, in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza".

Come si possono giustificare le persone uccise dal 25 luglio all'8 settembre perchè chiedevano la pace?

I nazisti si apprestavano ad occupare l'Italia, un grosso numero di divisioni tedesche si stava concentrando verso la Cechignola con l'obiettivo di marciare su Roma.
Di fianco alla basilica di S. Paolo vi era un largo parco con alti pini, in quel parco, entro baraccamenti in legno si trovavano accantonati militari italiani.
Il giorno nove non c'erano più, poichè senza ordini e direttive, erano scappati in borghese.

 

Lo sfacelo dell'esercito italiano

Quanti militari italiani si comportarono a quel modo?
Dei governanti, dei Savoia, di tutti quelli che avevano grosse responsabilità, come marescialli,
generali, regnanti, aspiranti al trono, cugini con collare dell'Annunziata e senza, nessuno sentì il dovere (quel dovere che per tanti anni e ad ogni piè sospinto veniva preteso) di esortare il povero militare perchè si facesse ammazzare in Africa, in Grecia, in Albania, in Jugoslavia, in Russia in nome della patria!

Quanti poveri soldati per il passato erano stati comandati su tutti i fronti di assaltare il nemico alla baionetta; ed era prassi che quando la si sguainava si gridasse:

 - Savoia! -

Poi era uno sbudellarsi a vicenda.

Anche i nostri regnanti, i governanti, il ministro Badoglio e il Re in primo piano, il 9 settembre 1943 andarono all'assalto alla baionetta: era la corvetta militare su cui s'imbarcarono per fuggire ed erano in tanti all'arrembaggio che non ci stettero tutti.

Qualcuno, imprecando, rimase sul molo di Ortona.

  Savoia
A Porta San Paolo alcuni ufficiali e militari, assieme a civili, schierarono quattro o cinque obici residuati della guerra 1915-'18 ed attesero i tedeschi che sicuramente sarebbero arrivati.
Un capitano, che aveva la base in Trastevere, subito oltre il ponte Sublicio, comandante dei carristi, con in dotazione carri leggeri armati di sola mitragliatrice, chiamati "scatole di sardine", unitamente alle persone succitate, furono le uniche forze ad opporre la maggiore resistenza all'occupazione di Roma.
I tedeschi arrivarono in colonna corazzata con cannoni moderni e, come al solito, con un'organizzazione efficientissima.
In testa, su un automezzo scoperto, vi era presumibilmente il comandante; un colpo di cannone partì da Porta S. Paolo, il primo automezzo fu centrato, si sentì il boato, poi fu investito dalle fiamme.
  Combattimenti a Porta San Paolo
Da una strada laterale, un borghese che, chissà come, era armato di panzerfaust, colpì in pieno il secondo, anch'esso si incendiò.
Un terzo bruciava, non so come a duecento metri più indietro.
A quel punto gli attaccanti pensarono bene di accelerare la marcia e, affiancandosi, aprirono un fuoco infernale, travolsero in breve la linea di sbarramento, misero fuori uso gli obici piazzati, ed una parte della colonna si fermò, dando vita ad un fuoco di fucileria, cercando di inserirsi a piedi nel rione Testaccio.
A duecento-trecento metri dalla Porta, andando per Viale del Re, sorgevano lateralmente dei filari di alberi secolari, dietro ogni albero vi era un civile con un'arma, tutti insieme per molto tempo ostacolarono l'avanzata tedesca.
Io ero al secondo o terzo albero, in quello davanti a me si trovava un ragazzo, di cui non so il nome, non lo conoscevo, non l'ho mai più visto.
Aveva un fucile modello 1891, più lungo di lui di molto; armeggiò e puntò.
Un tedesco in quel momento prese la rincorsa da porta S. Paolo verso il palazzo delle poste (tuttora esistente); sentii netto lo sparo; il tedesco cadde e non si mosse, più.
L'aveva colpito il ragazzo.
  Combattimenti a Porta San Paolo

Per alcune ore si sparò, poi finirono le munizioni.
Mancò un coordinamento generale, ma anche uno parziale.
Mancò tutto.
I tedeschi ebbero via libera per la capitale; andai verso casa, dietro al cinema Vittoria (Testaccio) scorsi un borghese ammazzato.
In combattimento, sul colle, oltre l'anfiteatro di Caracalla, tre scatole di sardine (carri leggeri italiani) centrati, erano fumanti, con dentro due cadaveri ognuno.

Rimasero là per tre giorni.

 

 

 

Brigate Garibaldi - Divisione Armando - Il Comandante di Battaglione Tenente Dartagnan (Alberto Cotti)