Il
Partigiano Dartagnan
Capitolo
primo
Capitolo
Secondo
Capitolo
Terzo
Capitolo
Quarto
Famiglia Cotti
|
Dopo circa
una quindicina di giorni un altro convoglio era fermo al
centro della Tenuta Lenzi (Locatello).
Era questo un posto ideale per il mascheramento aereo, in
quanto vi erano diversi filari di alti pioppi che coprivano
tutto.
In seguito ad una breve riunione il gruppo decise di fare un
sopralluogo di notte, poichè non vi erano strade e poi per
vedere il da farsi.
Il convoglio non era sorvegliato, ce n'eravamo subito
assicurati; entrammo in un vagone, rompendo i sigilli, il
pavimento era pieno di motori elettrici non imballati, ma
sicuramente nuovi.
Che fare? Asportarli?
Impensabile.
Bruciarli? Non avevamo il necessario. Davanti al convoglio
vi era uno stagno triangolare abbastanza ampio (chiamato
Bora).
Li buttammo tutti nello stagno; qualsiasi atto di sabotaggio
ai nazisti era valido.
A
Bologna vi era da tempo il Comitato di Liberazione
operante.
Verso la primavera da questo comitato ci venne
l'ordine di fare qualche cosa per le mondine che
lavoravano da Lenzi (allora una delle tenute più
grosse, se non la più grande).
Si doveva operare affinchè iniziassero uno sciopero
che, oltre a rivendicazioni salariali, assumesse
anche aspetti politici.
Noi sapevamo dove si riunivano le mondine al
mattino, conoscevamo in quale appezzamento della
vasta tenuta avrebbero lavorato il giorno dopo. |
|
|
Mondine
al Locatello di Persiceto |
Partimmo, ormai buio, Cotti La Mòsa, Vecchi Enrico
ed io.
Facemmo un largo giro per evitare quelle case (ed
erano già molte) ove erano accantonati i tedeschi.
Arrivati al Locatello, Vecchi ed io, armati,
montammo la guardia, mentre Cotti La Mòsa con un
grosso barattolo di vernice fece, per tutto il
fabbricato, una serie di scritte invitanti allo
sciopero.
Ci portammo poi sul posto dove le donne avrebbero
dovuto scendere al lavoro ed ovunque mettemmo
manifestini invitanti allo sciopero chiedendo
aumenti salariali e generi in natura, unitamente a
frasi che richiamavano alla pace.
Al
mattino le operaie non scesero, erano interdette.
L'agrario telefonò. Arrivò la brigata nera, diretta
da un ufficiale tedesco, su un camion. Appena
arrivati i fascisti piazzarono mitraglie agli angoli
del fabbricato ed invitarono con modi bruschi le
mondine a scendere al lavoro.
Esse non si mossero.
Minacciarono allora di fucilarne una su dieci;
decimazione. |
Non si mossero, anzi, quelle che invece di andare al
posto di ritrovo si erano recate direttamente là
dove avrebbero cominciato il lavoro, letti i
manifestini, s'incamminarono verso casa.
Visto come si mettevano le cose un sottufficiale
della brigata nera che nel frattempo aveva
minacciosamente fatto allineare le donne al muro,
concluse che, per la sua intercessione presso il
comandante tedesco, ma anche perchè temevano un
imminente attacco di ribelli, le
brigate nere non avrebbero fucilato nessuna e si
sarebbe concesso quello che chiedevano. |
|
|
Sciopero mondine
da Lenzi |
In
questa occasione le mondine del persicetano tennero
testa all'invasore e ai suoi servi, anche se
qualcuna ebbe traumi e conseguenze psichiche per
tutta la vita. |
Una mattina, mentre il nostro gruppo non era ancora
riunito, un manipolo di brigatisti neri circondò la
casa di 'Tito', Serrazanetti Alessandro, il quale,
avendo risposto al bando Graziani, che prevedeva la
presentazione alle armi degli appartenenti alle
classi 1920-21-22-23-24-25, si era presentato ed era
stato regolarmente militarizzato, non so in quale
città.
Dopo pochi giorni però risultò latitante e quindi si
pensò che fosse scappato a casa. Perquisirono
dappertutto senza renderne la ragione ai familiari
ed alla fine, non trovandolo, comunicarono al padre
che Alessandro risultava disperso. |
|
|
S.A.P. |
Da
allora però la sua casa era continuamente
sorvegliata, giorno e notte.
Occorreva prendere una decisione al riguardo.
Sul terreno della
Partecipanza,
a quei tempi, data la scarsità dei mezzi di
trasporto, in ogni parte l'assegnatario aveva
in qualche modo costruito dei casòtti, chi in
muratura, chi in legno, chi in frasche; essi
servivano come ricovero attrezzi.
Ne esistevano centinaia.
Mio
nonno
ne possedeva uno.
Tito lo accantonammo lì, così il luogo diventò anche
una delle basi del gruppo.
Ci riunivamo prima delle azioni, si discuteva la
modalità dell'intervento, si destinava il numero dei
partecipanti e chi doveva prender parte, si studiava
quindi un piano d'azione, cercando di capire anche
gli eventuali imprevisti e di conseguenza il
comportamento da tenersi. |
|